Nel paese delle meraviglie dove Lewis Carroll ha immaginato le avventure di Alice ogni regola della fisica era sovvertita, era un espediente pedagogico per ribaltare i dogmi della rigida società inglese vittoriana. Nella realtà di oggi sovvertire le regole della scienza purtroppo non è frutto dell'immaginazione ma è una diffusa percezione di una parte della popolazione che, benché minoritaria, ha una grande eco mediatica e viene sfruttata da alcuni partiti politici per raccogliere voti, accusando puntualmente gli esperti e gli scienziati di mentire sistematicamente al "popolo". “Nel paese della pseudoscienza - perché i pregiudizi minacciano la nostra libertà" (Feltrinelli), Gilberto Corbellini, filosofo della scienza e professore di storia della medicina e bioetica alla Sapienza università di Roma, conduce un viaggio nei meccanismi mentali ed evolutivi che spingono l'umanità a credere agli incantatori di serpenti per spiegare i danni che oggi la diffusione di notizie false può produrre soprattutto se tradotte (o cavalcate) dalla politica. In Italia la visibilità mediatica e le strumentalizzazioni politiche dei casi Di Bella e Stamina, pericolose psicoterapie che ci hanno esposto al ridicolo a livello internazionale, potrebbero indurre a pensare che l'Italia sia “IL” paese delle pseudoscienze?

«Non proprio - dice Corbellini parlando con noi di Infinito - l'Italia è in buona compagnia anche in Europa, insieme alla Spagna. Non è il paese delle pseudoscienze in assoluto, ci sono paesi in via di sviluppo dove il fenomeno è molto diffuso, ma in occidente l'Italia si distingue in modo negativo».

 Nel libro, il caso italiano è riportato in diversi episodi rilevanti che fanno capire quali siano gli effetti del pregiudizio verso la scienza e il metodo scientifico elevato a regola comportamentale. Si legge per esempio che il dato più inquietante, che riguarda l’Italia, emerge da un Eurobarometro del 2001 (Eurobarometer, 2001), dove un test somministrato al campione europeo rappresentativo dimostrava che meno di un quarto dei cittadini italiani era in grado di capire come funziona il metodo scientifico. Si trattava, scrive Corbellini, di un test con quattro possibili risposte, tra le quali scegliere quella esatta. Il test valutava la conoscenza del metodo scientifico per stabilire l’efficacia di un farmaco. Nei paesi nordeuropei la percentuale di risposte corrette andava dal 50 al 70% circa, mentre l’Italia si attestava al livello (minimo) di Grecia e Portogallo. Se si considera che le possibili risposte al test erano quattro, statisticamente sarebbe scaturito lo stesso risultato se gli intervistati avessero risposto a caso. Ergo, continua il filosofo, meno di un quarto degli italiani probabilmente sa come funziona il metodo scientifico per stabilire l’efficacia di un trattamento, e così forse si spiegano i vari casi Di Bella, Stamina, Xylella, il patogeno degli ulivi che ha disseccato gran parte delle coltivazioni pugliesi mentre il Movimento 5 stelle cercava in un complotto internazionale la causa del contagio. «Se non si possiedono gli strumenti per capire come sono controllati a livello di sicurezza i farmaci e come se ne stabilisce l’efficacia, è difficile ragionare in modo corretto sui casi di pseudoscienza. Anche per questa ragione andrebbero introdotte riforme scolastiche tali da prevedere l’insegnamento della statistica e delle sperimentazioni controllate agli studenti prima che smettano di studiare o che si disperdano tra le varie discipline universitarie», suggerisce Corbellini.

 La diffusione dei movimenti anti-vaccinisti, rafforzati in Italia perché appoggiati dai grillini, è una delle manifestazioni delle pseudoscienze supportate dalla dissonanza cognitiva. La dissonanza cognitiva, nella limpida definizione di Corbellini, è la condizione ansiogena che deriva dal fatto di aderire simultaneamente ad atteggiamenti o credenze contraddittori o incompatibili tra loro. Ad esempio, quando a una persona piace fumare tabacco e, quindi, non vuole accettare il fatto che causi il cancro ai polmoni. Si nega la realtà. Per esempio, scrive Corbellini, se temiamo di vaccinare un figlio, sappiamo però anche che non vaccinandolo lo esponiamo al rischio di una grave malattia e, quindi, ci troviamo in uno stato di dissonanza cognitiva. Tale condizione porta a intraprendere una serie di ragionamenti utili ad abbattere l’ansia e che sono tipicamente pseudoscientifici: “i vaccini non funzionano” (falso); “le malattie che i vaccini prevengono non sono così rischiose” (falso); “è meglio contrarre naturalmente una malattia evitabile con la vaccinazione” (falso); “tutti vaccinano i loro figli, per cui è inutile che vaccini i miei” (falso); “virus e batteri non causano malattie” (falso), e così via. La conseguenza della negazione della realtà è la ricerca della "giustificazione" in un nemico esterno invisibile, in un’autorità superiore oscura che non ci vuole dire la "verità". E così che quasi tutte le teorie pseudoscientifiche sulle cause delle malattie, sulla natura della salute o su come è fatto il mondo si fondano su qualche idea complottista e una qualche teoria complottista.

Corbellini riporta nel libro un caso paradigmatico che la dice lunga sui danni che la diffusione di certe false convinzioni può provocare. Racconta l'episodio del padre di una ragazza morta in Veneto per aver rifiutato la chemioterapia sulla base di convinzioni pseudo mediche, lui teneva un blog chiamato “Stampa libera” – «il termine “libertà”, dice Corbellini, è forse quello più usato o, meglio, abusato, da chi crede a queste deliranti teorie cospirative e pseudoscientifiche. Nel blog non mancava nessuno dei più insensati deliri cospirativi, che spesso non si discostano molto dai deliri di chi soffre di psicosi».

L’Italia è il paese più esposto in Europa alla diffusione di certe dannose bufale un po' perché superstizioso un po' perché diffidente delle istituzioni e un po' perché inondato di smartphone. Solo il 17 per cento della popolazione non crede ai numeri favoriti del lotto, e in alcune regioni la superstizione è particolarmente diffusa, non solo nel gioco ma anche con pratiche magiche, come il malocchio. Peggio può fare però la diffusione dei social network come unico mezzo di informazione nel terzo paese al mondo per diffusione degli smartphone, ovvero l'Italia. «Non è un caso che il contagio pseudoscientifico corra lungo i canali di internet, in particolare dei social media, e si alimenti di disinformazione e diffamazioni volte a colpire avversari politici o partiti. Sono soprattutto le idee false e polarizzate o i pregiudizi su fatti scientifici che ingenerano sfiducia nelle istituzioni», dice Corbellini. «I social media, in pratica, si sono rivelati tecnologie informatiche avanzate che hanno il paradossale effetto di liberare le forze emotive e i pregiudizi più arcaici che di solito sono tenuti sotto controllo dalle interazioni sociali personali"», la chiacchiera da bar diventa una notizia, o meglio una fake news. Come dice Corbellini, «il fenomeno delle fake news, con gli effetti che ne derivano, è il sintomo più grave dell’infezione da credenze pseudoscientifiche che colpisce i paesi liberali». Infatti, l'ordine delle cose basato sul controllo dei fatti può essere messo in discussione in modi non pianificati: «Gruppi di individui possono esprimere la loro contrarietà verso spiegazioni o fatti controllati senza dover essere orientati da leader o partiti, cioè organizzandosi in maniera spontanea; le persone sono libere di manifestare la loro ignoranza e la loro vigliaccheria nascondendosi dietro lo schermo di un computer o di uno smartphone».

I media, o meglio l'accuratezza delle notizie riportate o la basilare verifica delle fonti, sono parte importante del problema. «I media hanno un po' preparato questa situazione - dice Corbellini - non si diffonde informazione ma si cerca il sensazionalismo come quando si invitano in trasmissione degli anti-vaccinisti o quando si invitano degli astrologhi. Certo c'è Piero Angela ma potremmo dire che è un santino dell’informazione scientifica, è rimasto unico e nessuno si è messo nella scia"» infatti il format di Super Quark non è replicato.

La scienza è un modo innaturale, o contro intuitivo, di spiegare i fatti. Non è necessario ragionare contro intuitivamente per scoprire come stanno in realtà le cose. In sostanza applicare il metodo scientifico alla scienza non è solo paradossale ma comporta il tentativo inutile di smontare qualcosa che già è stato dimostrato come vero oltre ogni ragionevole dubbio. Dove porta questa deriva pseudoscientifica e come si può arginare? «Se i giovani non vanno a scuola e se i politici non si rendono conto dell'importanza dell'istruzione e soprattutto dei contenuti dell'istruzione e degli investimenti in ricerca prima o poi succederà il peggio», conclude Corbellini. Non sarebbe un paese delle meraviglie.