*Giovanna Calvenzi si è laureata in Lettere alla Cattolica di Milano nel 1973 e ha insegnato Storia della fotografia e Linguaggio fotografico per undici anni. Ha collaborato fino al 1995 a diversi periodici. Nel luglio 1987 è diventata capo redattore del mensile Max e photo-editor di 7, settimanale del Corriere della Sera. Nel 1990 è approdata come direttore della fotografia a Vanity Fair e nel 1991 al mensile Lei Glamour, sempre delle Edizioni Condé Nast, che lascia nel '92. DiventatA photo-editor di Moda, della nuova ERI, ha lavorato poi come photo-editor presso la redazione di Sportweek, il magazine della Gazzetta dello Sport (2000-2012) e come consulente per l'immagine della Periodici San Paolo (2012-2015). Dal 2016 è consulente per l'immagine di Donna Moderna della Arnoldo Mondadori Editore. Nel 1998 è stata direttore artistico dei Rencontres de la Photographie ad Arles e nel 2014 delegato artistico del Mois de la Photo a Parigi. Insegna tuttora photo-editing e svolge un'intensa attività di studio sulla fotografia contemporanea.
Charles Fréger ama la catalogazione. Da sempre l’artista francese (1975) si dedica a quello che potremmo definire una sorta di censimento di tipologie umane rilette attraverso professioni, gruppi di appartenenza, abbigliamenti, travestimenti. Tutto ha avuto inizio nel 1999 quando, ancora studente all’École des Beaux Arts di Rouen, realizza una serie di ritratti di lavoratori di una macelleria. Sono ritratti frontali, diretti, illuminati con sapienza, collocati nei luoghi di appartenenza o davanti a un fondo fotografico, con un’attenzione estrema alla messa in posa e all’abbigliamento. Il suo è un inizio straordinariamente felice al quale faranno seguito, affrontati con la stessa implacabile lucidità, giocatori di pallanuoto, majorettes, legionari, levatrici, pattinatrici, marinai finlandesi, lavoratori ecologici, wrestler e lottatori di sumo, in un lungo crescendo, un ininterrotto censimento quasi antropologico di gruppi di persone che già a partire dal 2001 si allargherà territorialmente verso l’Europa e il resto del mondo. L’autore stesso definisce il proprio lavoro come “ritratti fotografici e uniformi” mettendo da subito in relazione la figura umana con i suoi necessari travestimenti. Il termine “uniforme” tuttavia deve essere inteso con una estremamente ampia gamma di significati, che vanno dalle divise militari alle cuffie dei giocatori di pallanuoto, dalle maschere tradizionali ai decori sulla pelle degli elefanti. Nel corso degli anni, con il procedere delle sue indagini, l’attenzione nei confronti dell’abito e dei travestimenti è diventata sempre più precisa. Nel 2019 a Milano Fregér ha presentato, presso Armani/Silos in collaborazione con la Galleria del Cembalo di Roma, “Fabula”, quattro gruppi di opere nelle quali si intrecciano e si mescolano almeno venti serie diverse realizzate dal 1999 al 2017: “Wilder Mann”, dedicata ai travestimenti e alle maschere del folclore in diversi Paesi europei; “Opera”, nella quale ritrae i protagonisti dell’opera di Pechino, progetto che lo ha coinvolto al punto di creare per se stesso il personaggio del generale Lu Quan Ren e i suoi abiti; “Talchum”, dedicato ai gesti e ai costumi delle danze sud coreane e infine “Empire”, realizzato in 16 Paesi diversi, ritraendo le guardie reali inglesi, le guardie svizzere del Vaticano passando per 31 reggimenti europei. Un progetto durato tre anni nel quale le divise diventano segnali di appartenenza, non solo a un esercito ma a una tradizione, a un popolo, a una cultura.
In realtà Fréger dedica ai travestimenti e alle maschere del folclore un’attenzione particolare. Dopo “Wilder Mann” (iniziato nel 2010) è stata la volta di “Yokainoshima” (2013-2015) dedicato ai rituali e alle maschere giapponesi e il trittico si è concluso con “Cimarron” (2014-2018) che indaga le tradizioni delle Americhe in uno spazio geografico che coinvolge 14 Paesi. “Yokainoshima” è a sua volta un capitolo particolarmente ricco e variegato, che indaga in molte isole dell’arcipelago giapponese sulle ragioni che inducono gli abitanti ad avere una relazione empatica con l’ambiente e che vuole sottolineare la loro consapevolezza sulla vitalità della natura. Fantasmi, mostri, orchi, goblin sono figure rituali immaginate dagli uomini, messe in scena durante festival e cerimonie in un tentativo di domare gli elementi e dare un significato agli eventi naturali. Il libro che accompagna questo ultimo progetto, sostenuto dalla Fondation d’Entreprise Hermès, è stato pubblicato in diversi Paesi (Gran Bretagna, Giappone, Francia e, in Italia, da Peliti Associati) nel 2016.
Saotome, Ayashi, Sendai, Miyagi Prefecture
Namahage, Ashizawa, Oga, Akita Prefecture
Shishi, Ogawaji, Uozu, Toyama Prefecture
Biccharu, Ogawaji, Uozu, Toyama Prefecture
Kusotare, Ogawaji, Uozu, Toyama Prefecture
Shishi, Hamochiiioka, Sadogashima, Niigata Prefecture
Ōdaiko no hanakarai, Kuromaru, Ōmura, Nagasaki Prefecture
Oneonde no odoriko, Karitate, Fukuejima, Nagasaki Prefecture
Sagi, Tsuwano, Shimane Prefecture
Mizukaburi, Yonekawa, Tome, Miyagi Prefecture
Sasarasuri, Koguki, Shiraoka, Saitama Prefecture
Kurooni, Hisadomi, Chikugo, Fukuoka Prefecture
Shishi no kaisha, Tonoshiro, Ishigakijima, Okinawa Prefecture
Onjishi, Yusutani, Seiyo, Ehime Prefecture
© Courtesy: Galleria del Cembalo, Roma