Scrivo queste parole, e il tempo scorre. Le rileggo, e il tempo scorre. Non faccio nulla, e il tempo scorre. Esistiamo nello scorrere del tempo. Sarà per questo che, da sempre, l’uomo cerca di controllare il tempo, scandirlo, organizzarlo, dimenticarsi del suo scorrere. Controllare il tempo è un modo per affrontare la condizione umana. D’altronde, ogni religione che si rispetti ha qualcosa da dire rispetto allo scorrere del tempo e all’eternità.

I due grandi trend tecnologici del momento sono il 5G e l’Intelligenza Artificiale (AI): connettività pervasiva e macchine intelligenti. La tecnologia sta sempre più al centro delle nostre vite e dei nostri mondi, e sempre più ci facciamo aspettative intorno al mondo della tecnologia. Vale la pena di parlare di questa fiducia quasi messianica nella tecnologia. Da dove viene, questo ottimismo?

L’ipotesi della Singolarità si riferisce all’arrivo, a seguito dell’accelerazione del progresso nel campo del software e della computazione, di agenti artificiali che siano dotati di una intelligenza di tipo generale pari o superiore a quella umana. Nel caso specifico, definisce il momento in cui macchine e intelligenze artificiali raggiungeranno e supereranno l’intelligenza umana, inclusa una capacità di migliorare sé stesse, e quindi diventeranno la specie (artificiale) dominante.

Il tema della singolarità corre sotterraneo alla cultura tecnologica degli ultimi cinquanta anni e si lega alla visione dei cosiddetti transumanisti. Il movimento transumanista, nato dalla spettacolare commistione culturale degli anni Sessanta della California, si interessa di come, con nuove tecnologie, l’uomo possa aumentare in maniera enorme le proprie capacità cognitive, gradualmente “fondendosi” con i computer. Il futuro vedrebbe quindi l’arrivo di una specie post-umana, o oltre-umana che trascenderebbe i limiti fisici e mentali della specie umana odierna.

Questi due scenari, l’arrivo di una intelligenza artificiale superiore all’uomo e la possibilità di trascendere la nostra umanità attraverso la tecnologia, sono altamente correlati, e sono l’ennesimo strumento per l’uomo di dominare il tempo, di passare da un tempo “umano” a un tempo “artificiale”.

Il positivismo singolarista non è molto noto nelle sue radici culturali, ma è senza dubbio un motore nascosto che ha plasmato la cultura moderna e il suo rapporto verso la tecnologia.  Si tratta di un vero e proprio trend culturale che affonda le sue radici nella controcultura della costa occidentale degli Stati Uniti degli anni Sessanta/Settanta, venuta a contatto con la tecnologia del dopo guerra. Secondo i singolaristi, l’uomo sottostima costantemente il fatto che i cambiamenti accelerano al passare del tempo:

Most long-range forecasts of what is technically feasible in future time periods dramatically underestimate the power of future developments because they are based on what I call the “intuitive linear” view of history rather than the “historical exponential” view (Ray Kurzweil)

Ad esempio (fanno notare i singolaristi) sono occorsi miliardi di anni dall’inizio del mondo alla prima formazione del DNA, ma solo decine di milioni di anni per arrivare alle prime forme di vita nel Cambriano, e poi solo milioni di anni per i primi esseri umani, e così via.

Secondo Kurzweil, il progresso tecnologico procederà di pari passo con il progresso di biologia e medicina nel comprendere il funzionamento del cervello umano, fino al punto di riuscire a replicarlo (quello che in tecnologia si chiamerebbe “reverse engineering”). La possibilità di “costruire” un cervello artificiale, che ne rispetti struttura e funzioni anche se realizzato con materiali differenti è chiamata Whole Brain Emulation (WBE). È un ritorno al dualismo cartesiano: la premessa è che, in un certo senso, la materia di cui è fatto il cervello “non conta”. Sono res extensa e res cogitans cartesiane aggiornate al mondo di harware e software.

Per i singolaristi, il cammino verso l’emulazione cerebrale sarà accompagnato da grandi progressi su tre fronti del sapere umano: genetica, nanotecnologia e robotica. La genetica permetterà di intervenire su una serie di patologie umane, incluse quelle che causano l’invecchiamento, prolungando la durata della vita. La nanotecnologia permetterà di andare ad inserire dei robot microscopici nell’ambiente o nel corpo umano cosi da migliorare di diversi ordini di grandezza la medicina o la cura dell’ambiente. La robotica costruirà macchine in grado di auto-migliorarsi fino ad arrivare alla super-intelligenza.

Mettendo insieme tutti questi elementi, Kurzweil prevede un progressivo allungamento della vita umana ben oltre il centinaio d’anni. Questo permetterà di “guadagnare tempo” così che la robotica e l’informatica facciano i progressi necessari per raggiunge la completa emulazione cerebrale.

A quel punto, raggiunta l’emulazione cerebrale, il passo successivo sarà il cosiddetto “mind uploading”, la possibilità di “caricare” una copia della propria mente in una sovrastruttura computerizzata. Cosi facendo, la nostra coscienza e la nostra identità (presumendo che essere non dipendano dalla nostra corporeità) potranno vivere più a lungo del nostro corpo fisico. La promessa è quindi il raggiungimento dell’immortalità: la vittoria definitiva dell’uomo contro lo scorrere del tempo.

Probabilmente non sono in molti a credere ciecamente a tutti i passaggi della visione singolarista (anche se i punti di contatto con i fondatori di molte delle imprese della Silicon Valley sono più di quanto ci si aspetterebbe), ma il tema generale resta. Il positivismo tecnologico rimane ed è spesso la cifra del nostro rapporto con la tecnologia.

Molto altro si potrebbe dire di questo paradigma di pensiero. Esso ci costringe a riflettere su cosa siano coscienza ed intelligenza, su cosa sia l’individuo, e su cosa sia il progresso. E se l’impostazione del nostro rapporto con la tecnologia non sia tale da suscitare qualcosa di viscerale, ancestrale.

L’umanità è affascinata fin dalla preistoria dalla possibilità di un qualche evento soprannaturale. Molte religioni si basano sull’attesa di un qualche momento topico, che crea una discontinuità nello scorrere del tempo: il ritorno di Gesù, l’arrivo del Messia, e così via. Da un punto di vista culturale, credere nella singolarità ha tutti i caratteri di una “religione” laica per il mondo tecnologico, incluse le sfaccettature sul come “salvarsi” nel giorno in cui la Singolarità’ arriverà.

Questa analogia tra Singolarità e religione può sembrare semplicemente divertente se vista dall’esterno, ma era presente fin dai primordi dell’intelligenza artificiale stessa. È noto che Alan Turing ebbe una vita molto tormentata: la sua omosessualità all’epoca era considerata una malattia e fu curata con massicce dosi di ormoni (uno dei probabili motivi del suo suicidio). La formulazione originaria del test di Turing suggeriva che una intelligenza artificiale avrebbe avuto la stessa dignità di individuo di un essere umano nel momento in cui diventata indistinguibile da esso. Questo eventuale individuo artificiale che avesse passato il test sarebbe stato avulso dalla sessualità e sarebbe sfuggito alla morte. Forse, una sorta di idealizzazione e superamento dell’umanità dal punto di vista di Turing, costretto a soffrire a causa di ciò che era. Da Blade Runner in poi, pensiamo all’intelligenza artificiale mediati dal test di Turing, dimenticandoci quanto esso sia imperfetto e mediato dall’esperienza personale del suo creatore.

Consciamente o inconsciamente, i futuristi della singolarità riprendono gli antichi concetti di deificazione dell’uomo. L’idea dell’uomo deificato proviene da San Paolo e si è propagata in tutta la storia della filosofia. Il concetto generale è costituito dalla convinzione che l’uomo non sia destinato a rimanere legato alla propria natura carnale in eterno. Già nel Vangelo di Giovanni, Gesù’ ha natura divina ed è Logos incarnato; l’esistenza di Gesù permette di raggiungere una eguaglianza tra uomo e Logos. Questo filone di immagini è proseguito nella storia del pensiero umano, attraverso l’idealismo, fino a Nietzsche e al superamento dello stato di umano: “l’uomo è qualcosa che deve essere superato”.

Questi aspetti del pensiero europeo sono entrati a far parte della cultura americana attraverso il filosofo trascendentalista Ralph Waldo Emerson. Vale la pena ricordare che è di Emerson anche il concetto di “self reliance”, dove individualismo, anticonformismo e fiducia in sé stessi diventano valori fondativi per la realizzazione del se’, un concetto che sta alla base della cultura pionieristica e imprenditoriale americana. Emerson può dirsi a buon diritto uno dei pilastri principali dello spirito americano.

Quella dei singolaristi è in fondo la stessa visione di superamento dell’uomo con maggiore accento sullo sviluppo tecnologico e senza dipendenza metafisica in senso classico: la visione di un uomo che dipende solo dall’uomo stesso. La tecnologia porterà alla visione di San Paolo: l’uomo sarà liberato dalla sua schiavitù al mondo e trascenderà verso la gloria e la libertà. Per San Paolo, questa liberazione avveniva attraverso l’intervento divino. Per gli idealisti, era un movimento necessario dello spirito. Per i post-umanisti della singolarità, seguendo Emerson, il superamento avviene attraverso l’intelligenza, la creatività umane e l’ingegneria. Il best seller di Yuval Harari, tanto di moda nei circoli tecnologici, non a caso si intitola Homo Deus.

La scienza del Ventesimo secolo ha portato una visione completamente immanente del mondo e della scienza. Possiamo considerare il famoso classico Il Caso e la Necessità del premio Nobel Jacques Monod come una delle formulazioni più limpide di questa visione razionalista del mondo. Nata da una sequenza di eventi chimici, la vita non è che un caso e l’universo non ha significato alcuno. In questo contesto, i Singolaristi di pongono all’opposto, come dei neo-umanisti del Ventunesimo secolo. La fiducia nella scienza e nella tecnologia non significa più che l’uomo sia un caso: al contrario, l’uomo è il tramite per portare la vita a un livello superiore, divino.

Queste brevi note, forse, ci permettono di contestualizzare l’entusiasmo recente verso i successi e le promesse dell’intelligenza artificiale. Al fondo, ritroviamo una ricerca della trascendenza attraverso la tecnologia. Il trans-umanesimo della singolarità, con il suo ottimismo tecnologico, ha lo stesso obbiettivo delle altre religioni, con strumenti diversi, aggiornati all’era moderna e digitale.

The answer is simply that computer scientists are human, and are as terrified by the human condition as anyone else. We, the technical elite, seek some way of thinking that gives us an answer to death, for instance. What we are seeing is a new religion, expressed through an engineering culture. (Jaron Lanier)