Un nuovo mondo.
Tra l’immagine di una sala d’asta affollatissima a New York o Londra e l’opera digitale «Everydays: The First 5000 Days di Beeple, battuta online da Christie’s in marzo per oltre 69,3 milioni di dollari pare siano trascorse ere geologiche. Invece sono passati solo diciotto cruciali mesi per il mondo dell’arte, sottoposto a un movimento tellurico continuo, a volte sotterraneo e a volte di grande magnitudo. Iniziato il 2020 nel panico pandemico, la mancanza di regole stabilite su come affrontare il presente e il futuro dell’arte ha visto la Rete come grande risposta e soluzione. In pochi mesi tutti si sono adeguati, è stato molto importante che in quel momento i collegamenti, soprattutto personali, non si interrompessero. Le case d’asta, grazie ai propri meccanismi online già ben rodati, hanno preso decisioni rapide per rivoluzionare i calendari delle aste che presto si sono ibridate mescolando online e presenza. Le fiere, snodo fondamentale dell’economia dell’arte, sono state le prime a essere travolte e a trasformarsi in «altro». Apripista è stata Art Basel, quando la fiera di Hong Kong venne cancellata di gran fretta e furono proposte le prime OVR - Online Viewing Rooms. Da allora fiere e gallerie offrono ai collezionisti sistemi sempre più sofisticati per visionare digitalmente le opere in vendita, persino posizionandole digitalmente all’interno delle proprie abitazioni. Le fiere, partendo da Frieze e Art Basel, si svolgono su piattaforme estremamente articolate dove le gallerie espongono le opere in spazi quasi fisici, con un denso corollario di eventi, incontri e percorsi studiati per i collezionisti. La loro mancanza è servita per contro a tenere in vita gallerie medie e piccole, che sono sopravvissute grazie ai risparmi su stand, viaggi, alberghi e personale. Restano queste, comunque, oggi tra gli attori più sofferenti di questo mondo, insieme ai giovani artisti, distanti anni luce dalle gallerie multinazionali sostenute da collezionisti importanti che non hanno smesso di acquistare. Sono invece spuntati nuovi giovani collezionisti, già avvezzi ad acquisti online importanti, ma poco familiari con certe opacità del mondo dell’arte, e rassicurati dalla trasparenza e dai prezzi esposti nelle OVR. Delle 365 fiere d'arte globali pianificate per il 2020, il 61% è stato cancellato, il 37% ha tenuto eventi dal vivo e il restante 2% delle fiere ha tenuto un evento ibrido e alternativo. Nonostante l'elevato numero di eventi annullati, il 41% dei collezionisti intervistati con un patrimonio netto elevato (High Net Worth Individuals) ha riferito di aver effettuato un acquisto in una fiera d'arte nel 2020, mentre il 45% ha dichiarato di averne fatto uno tramite OVR online di una fiera.[1] Prima fiera in presenza alla fine di marzo 2021 è stata Art Dubai, con prezzi medi, da 5.000 a 100.000 dollari e ridotta nelle dimensioni, solo 350 visitatori alla volta, forse un'indicazione per le fiere future, e chissà poi se ci sarà ancora posto per le fiere monstre. Si attende per fine maggio la rinnovata Art Basel Hong Kong. Diverse gallerie internazionali hanno unito le forze per creare stand collettivi, e sono stati introdotti stand satellite per i galleristi la cui presenza fisica non è possibile a causa delle normative vigenti; parallelamente alla fiera ci saranno OVR, video e palinsesti in diretta streaming e guide virtuali. Luglio 2020 è stato anche cruciale per le aste: Christie’s con «ONE: Vendita globale del XX secolo» e Sotheby’s con «Rembrandt to Richter» hanno stravolto l’idea di tempo e spazio, rendendo più fluide anche le scansioni temporali dell’arte, trasformando le vendite in appassionanti show globali da 150.000 presenze online. Christie’s è partita da Hong Kong con una vera e propria staffetta giocata sui fusi orari, per spostarsi a Parigi, Londra e concludere la vendita a New York con più di 373 milioni di euro: epoche e movimenti si sono sovrapposti offrendo un excursus nell’arte del XX secolo e nei gusti del XXI secolo. Sotheby’s ha consegnato a nuovi proprietari 500 anni di storia dell’arte, con rilanci che rimbalzavano dall’Asia a New York a internet per tornare a Londra, raccogliendo 164,6 milioni di euro. Dopo di allora niente è stato (e sarà) più come prima: la mappa digitale disegnata dal Covid ha reso i confini geografici del mondo dell’arte sempre più sfocati, ampliando a dismisura le platee e l’ibridazione ha prodotto risultati che hanno visto capolavori contemporanei accanto al dinosauro Stan e a pergamene cinesi. Le opere più costose aggiudicate nel 2020 sono state: Francis Bacon, «Trittico ispirato all’Orestea di Eschilo» 84.6 milioni di dollari da Sotheby’s; Wu Bin, «Dieci vedute di una roccia Lingbi» (1610), 76,6 milioni di dollari, da Poly Auction, Pechino; Roy Lichtenstein, «Nude with Joyous Painting», del 1994, 46, 2 milioni di dollari Christie’s; David Hockney, «Nichols Canyon», 41 milioni di dollari da Phillips.[2]
In generale il mercato dell’arte ha subito degli ovvi ridimensionamenti, ma la situazione globalmente è meno catastrofica di quanto ci si potesse aspettare. Le private sales, ad esempio, sono state un ottimo rimedio per tutte le case d’asta, addirittura incidendo per un terzo sui risultati annuali di quelle internazionali. Sono vendite private realizzate con una singola opera e regolate da un contratto tra venditore e acquirente: si stabilisce un prezzo netto, la commissione per la casa d’aste viene indicata nel contratto e calcolata in base a parametri che variano a seconda del valore dell’opera, senza mai superare quella che avrebbe potuto essere la commissione d’asta. Questo genere di vendita è molto interessante per diversi motivi: trattativa senza competizione, ci si rivolge a chi è già interessato all’acquisto, ed essendo una transazione privata la commissione è sempre più bassa di quella dell’asta. Questo naturalmente avvicina o allontana, secondo i punti di vista, case d’asta e gallerie, che si trovano così a lavorare in modo contiguo nel mercato secondario, con il grande vantaggio delle case d’asta sulle gallerie dato dall’immenso database di collezionisti e mercanti, e il poter coprire l’intera storia dell’arte e della decorazione attraverso i numerosi dipartimenti, concentrandosi su un cliente alla volta. Si stima che le vendite private abbiano superato i 3,2 miliardi di dollari nel 2020 - in aumento del 36% rispetto al 2019. Le vendite totali delle società d'asta, pubbliche e private, avrebbero raggiunto i 20,8 miliardi di dollari. Secondo «The Art Market 2021», report annuale promosso da Art Basel e UBS, le vendite globali di arte e antiquariato nel 2020 hanno raggiunto circa 50,1 miliardi di dollari nel 2020, in calo del 22% rispetto al 2019 e del 27% dal 2018. Le vendite online hanno toccato il livello record di 12,4 miliardi di dollari, raddoppiando il valore rispetto all'anno precedente e rappresentando la quota record del 25% del valore del mercato. Sebbene Stati Uniti, Regno Unito e Grande Cina, i tre principali fulcri per l’arte, abbiano registrato un calo delle vendite, con l'82% hanno continuato a rappresentare la maggioranza delle vendite globali nel 2020; USA in posizione di leadership con il 42%, Greater China e UK alla pari col 20%.[3] In Italia, senza le fiere e con le gallerie chiuse, gli unici dati attendibili provengono di nuovo dalle case d’asta. Secondo il Rapporto Annuale 2020 delle Case d’asta del Giornale dell’Arte questi sono i risultati globali per l’Italia: nel 2020 sono state esitate 581 aste, 107 in più dell’anno precedente, con un risultato totale di 276 milioni di euro. Rispetto ai 329 milioni di euro del 2019 rappresenta una diminuzione di circa il 16,23%, risultato non roseo ma non tragico, se considerati altri settori dell’economia italiana.
Cambiamenti radicali.
Il cambiamento più radicale del momento è stato indubbiamente il salto tecnologico, epocale e necessario, a cui anche i più refrattari collezionisti, va ammesso, si sono adattati rapidamente (anche più del previsto). Questo forse non cancella il desiderio di tornare agli affollamenti delle vendite in presenza, ma è una tendenza che non può più essere ignorata. L’Arte Moderna e Contemporanea registra grande interesse e valori elevati, e rappresenta il dipartimento di maggior peso per quasi metà delle case interpellate, ma altri settori hanno beneficiato dell’attenzione che il lockdown ha costretto alla propria abitazione: arredi, antiquariato e design, che declinano un orizzonte domestico non statico. I top lot italiani del 2020 sono stati: Giorgio Morandi, «Natura morta», 1951, 1.452.500 euro, da Sotheby’s; Giorgio Vasari, «Tentazioni di San Girolamo», 800mila euro, da Pandolfini; Mario Schifano, «Paesaggio Anemico I», 1964, 644mila euro, da Christie’s; Giorgio De Chirico, «Le Muse inquietanti», prima metà degli anni 60, 425.100 euro, da Wannenes; Enrico Castellani, «Superficie bianca n. 1», 1967, 387.500 euro, da Il Ponte Case d’Aste. Instagram è prepotentemente salito alla ribalta tra le varie forme di vendita, diventando non solo la miglior vetrina per l’arte, ma un vero e proprio mercato, capace di veicolare informazioni preziose e ottimi affari tra artisti, mercanti e gallerie, e collezionisti. Hanno spesso finestre su Instagram anche molte piattaforme digitali per l’arte, che a differenza dei siti web si rivolgono a pubblici specifici, offrendo consulenze e servizi dei più vari, molto raffinati dal punto di vista tecnico: catalogare e assicurare collezioni, creare database e strumenti integrati di gestione delle vendite, valorizzare e collocare in mostre temporanee di musei opere di proprietà privata, e molto altro. E si arriva così alla novità del 2021: NFT (Non-Fungible Token che trasformano GIF o JPG in oggetti da collezione) cryptovalute, bitcoin, blockchain, sono parole nuove per il mondo dell’arte, con le quali tutti tentano di familiarizzare. L’esplosione degli ultimi tempi di aste milionarie avallate da case d’asta importanti ha improvvisamente aumentato l’interesse per l’arte digitale più recente, tenuta a distanza dagli addetti ai lavori più classici, malgrado l’esistenza di musei dedicati come il MoCDA, Museum of Contemporary Digital Art. La frenesia degli ultimi mesi è già altalenante, con gli NFT che hanno oscillato anche del 70%; non è ancora chiaro se si tratti di una bolla o di correzione di rotta. Così come i collezionisti appassionati del genere che spesso non sono collezionisti d'arte tradizionali. Questa improvvisa notorietà solleva alcune riflessioni, lasciando per un momento da parte gli aspetti più tecnici. Primo tra tutti la successione degli eventi. Nel vecchio mondo un’opera viene creata, quindi apprezzata dai collezionisti e acquistata, in concomitanza con critici e curatori che l’analizzano e la inseriscono in mostre che ne garantiscono il livello e la qualità, insomma il valore economico segue la crescita. Per ora, in questo genere di attività, spesso il valore anticipa il successo. Inoltre, non sempre le opere che si possono osservare online, benché probabilmente create con grande maestria tecnologica, toccano il cuore e la mente al primo impatto, come succede con i veri capolavori. Forse il linguaggio artistico-digitale, freddo per nascita, e nuovo per l’occhio, deve essere interiorizzato nel tempo. È sicuramente è un metodo alternativo di vivere l'arte. Una volta il mondo cambiava e si veniva a saperlo tempo dopo, ha scritto Dario Tosetti nello scorso editoriale di Infinito, oggi i cambiamenti ci precedono, o almeno tutto avviene sotto i nostri occhi in real-tiome; ed il mondo dell’arte ora partecipa a questo cambiamento.
Per completare il quadro complessivo e avere una prospettiva interna rispetto al successo di Beeple e degli NFT abbiamo posto tre domande a Cristiano De Lorenzo, Direttore Generale di Christie’s Italia.
∞ Come vede le nuove forme di criptovalute applicate all’arte che hanno avuto tanto successo nei mesi scorsi? Che genere di collezionismo – e di arte – possono produrre queste nuove strade immateriali?
Mi pare un fenomeno di grandissimo interesse. Il risultato straordinario ottenuto da Christie’s a marzo con la vendita dell’opera «Everydays» dell’artista americano Beeple, noto da anni per la sua produzione artistica digitale, parla da solo: oltre $69 milioni da una base d’asta di appena 100 dollari. L’arte digitale non è una cosa nuova ma lo è per il mercato secondario (ndr quello delle aste), tanto più se in combinazione con blockchain e criptovalute. Siamo ancora in fase sperimentale, se così si può dire, e stiamo imparando a conoscere il funzionamento di queste dinamiche innovative. Credo che la situazione attuale stia stimolando nuove generazioni di artisti e mi aspetto di veder fiorire una sorta di Rinascimento digitale nei prossimi anni. Immagino assisteremo alla costituzione di collezioni digitali di criptoarte, sia private che pubbliche, e ci abitueremo a godere e fruire di queste nuove forme espressive molto presto.
∞ Com’è andato il primo trimestre del 2021?
Direi senza esitazione che il primo trimestre del 2021 è andato molto bene, a prescindere da categorie o sedi d’asta. A partire dalle due vendite online italiane, tenutesi a cavallo dei mesi di gennaio e febbraio e intitolate «Mapping Modern & Contemporary Art» e «Jewels & Watches Online: La Dolce Vita» con ottimi risultati ben al di sopra delle stime. Per poi proseguire con i successi di Parigi e in particolare Londra, dove la settimana di aste di arte del XX secolo hanno totalizzato quasi 200 milioni di sterline con un iconico Bansky venduto per oltre 16 milioni, mentre uno splendido Basquiat ha realizzato 42 milioni di dollari a Hong Kong. Grandi collezioni ed importanti opere sono in arrivo nelle aste di New York, Hong Kong e Ginevra a maggio per poi tornare a Londra a giugno.
∞ Al netto di tutti i possibili imprevisti e variabili quali sono le sue previsioni per l’anno in corso?
Mi sento ottimista. Il 2021 è iniziato con grande energia. I collezionisti internazionali hanno ormai familiarità con le dinamiche digitali e si sono abituati a partecipare alle nostre aste online senza problemi. Stiamo raccogliendo opere di grande qualità e valore e la domanda è solida.
[1] *Dati The Art Market 2021, Art Basel e UBS.
[2] Rapporto Annuale 2020 delle Case d’asta del Giornale dell’Arte, febbraio 2021
[3] Dati The Art Market 2021, Art Basel e UBS.