«Torino? Fino a poco anni fa era una bella addormentata. Restia a mostrare il suo fascino, per quello strano senso sabaudo del pudore che impone di essere ancor prima di apparire, quasi che fosse di cattivo gusto far mostra delle proprie bellezze». Parla così Evelina Christillin, il «soldatino sabaudo» (la definizione è sua) che ha avuto un ruolo rilevante nel risveglio della città perché, complice la crisi del modello di sviluppo del Novecento, la Bella Addormentata si è svegliata e ha imparato a utilizzare l’arma del marketing giocando le non poche carte di cui dispone: arte, cultura, natura, eccellenze gastronomiche e, non meno importante, la fresca leadership nello sport. Un vero tesoro che, fino a ieri, è stato quasi celato ai turisti, vissuti come un male necessario più che come una fonte di ricchezza. Lo sa, chiediamo a lei, presidente della Fondazione del Museo Egizio, come venne accolto il manager spagnolo, reduce dai successi di Barcellona ’92, chiamato a promuovere l’appeal turistico della città?

«Il mio giorno ideale è quello in cui il Museo è chiuso – gli disse il direttore – solo allora si può studiare in pace senza esser distolti da scolaresche o altri visitatori». «Altri tempi, altra mentalità. – sorride divertita la presidente – Non voglio mancare di rispetto a uomini che hanno avuto il merito di conservare quel patrimonio, ma oggi, oltre a nuovi spazi espositivi, il Museo conta su un direttore giovane e dinamico, capace di inserire l’istituzione nel tessuto sociale organizzando visite aperte, coinvolgendo anche carceri e ospedali»

e valorizzando l’offerta complessiva della città. «Abbiamo deciso di tenere aperto anche il lunedì fino alle 14 per consentire ai tifosi che arrivano alla domenica a Torino per la partita della Juve di visitare il Museo. E la decisione si è rivelata un grande successo a conferma che chi va allo stadio non è per forza un incolto. Del resto, io ci vado da sempre». E tra gli 850 mila visitatori dell’Egizio, poi, ci sono anche i calciatori. «Dybala ha girato lì o suoi video promozionali. E Ronaldo? È venuta la fidanzata, Giorgina». Intanto, museo per museo, anche quello della Juve riscuote numeri da primato. Calcio, cultura, un salto al Museo del Cinema. La città dà l’impressione di voler cancellare il suo passato di capitale industriale. «Non avverrà mai – è la secca replica – Torino non adotterà mai il modello Las Vegas. Sarebbe una negazione della sua storia, così come della mia» insorge Evelina, arruolata nell’ufficio stampa Fiat negli anni caldi (dal ’78 al ’85). «Basti dire che vent’anni fa, subito dopo l’assegnazione del tutto insperata delle Olimpiadi invernali, sono rientrata in tutta fretta per partecipare alla celebrazione del centenario della Fiat: quasi un segno del destino per sottolineare la continuità della nostra storia» cui, peraltro, Evelina ha senz’altro offerto un grande contributo, all’insegna dell’ottimismo e della volontà in tutti i ruoli che ha ricoperto: presidente esecutivo del comitato promotore per le Olimpiadi, ma anche presidente della Fondazione Teatro Stabile e di quella del Museo Egizio. Da sempre juventina, siede nel consiglio della FIFA per conto dell’UEFA e ha trovato il tempo per mettere la sua firma nell’organizzazione della Ryder’s Cup di golf. Matteo Renzi la volle alla guida dell’ENIT, l’ente un po’ sonnacchioso del turismo made in Italy. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala l'ha voluto nel board di Smart City, l'associazione che mira a concentrare  sotto un unico marchio le iniziative per la promozione della città e non solo. «Spero che finalmente si possa superare una volta per tutte l’assurda rivalità tra Torino e Milano che non ha più ragione di esistere e che come tale non viene nemmeno percepita a livello internazionale».