Infinito numero dodici è per noi un piccolo-grande traguardo, che coincide con quello che mentre scrivo appare quasi un sogno ad occhi aperti, ma che invece è una aspettativa lucida e necessaria: pensiamo all’Europa e al mondo che ci siamo trovati di fronte all’alba del 2022, con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia, pensiamo alle decine di migliaia di vittime civili e militari, alle sofferenze indicibili di un popolo e alla distruzione di un paese sovrano. E ora facciamo conto che, tra qualche giorno o tra qualche settimana, cioè il prima possibile, le armi tacciano e vi sia l’annuncio dell’avvio di negoziati di pace: accanto all’immenso valore delle vite salvate, è facile immaginare la grande ripartenza dell’economia, l’inflazione che scende insieme ai tassi, il gas che torna ad affluire a prezzi giusti a famiglie ed imprese, il mondo che riprende letteralmente a girare, a muovere le merci a costi accettabili, a costruire e non solo a ricostruire.
Ho fiducia in questo scenario perché ci troviamo ad una svolta geopolitica che segnerà i prossimi decenni, quelli dei nostri figli e nipoti: la mancata conquista lampo dell’Ucraina, un autentico passo falso anche al netto dei possibili colpi di coda e della stessa minaccia nucleare, scopre il bluff militare della Russia e chiude per sempre l’epoca della Guerra Fredda che Vladimir Putin puntava a rinverdire. Si apre anche ufficialmente quello che potremmo chiamare il secolo cinese, con Pechino che si consolida come il contraltare degli Stati Uniti sul fronte economico, militare e politico. Saranno Xi Jinping e Joe Biden a fermare Putin e a continuare la partita a due sul Pacifico e sull’economia. L’Europa, che dalla guerra ha avuto i danni economici maggiori, dovrà reinventarsi ed è un vasto programma. Infinito in questo numero ha scelto di occuparsi dell’Africa, il continente dalle mille facce e dalla crescita che è impossibile ignorare, ricco di materie prime ma soprattutto di energie giovani, il contrario dell’Europa.
Gli appassionati conoscono i tanti e bravissimi calciatori che giocano da anni nelle squadre europee (anche se la Coppa d’Africa non ha ancora lo standing degli Europei o della Coppa America), ma le novità dell’ex «continente nero» sono tante: sfidiamo i dogmi del politicamente corretto a definirlo così, ma ce lo possiamo permettere perché i nostri autori ribaltano tanti luoghi comuni sull’Africa, a partire da quello di terra povera e sottosviluppata. E lì, negli spazi immensi di una terra tanto diversa quanto fascinosa, si confermano altre due certezze di questi tempi interessanti e difficili: la solidità del secolo cinese (Pechino è il primo partner commerciale del continente, il primo investitore in infrastrutture materiali e immateriali e anche il primo finanziatore di Stati e privati attraverso le sue banche) e le difficoltà della nostra cara, vecchia Europa, che a Sud del Mediterraneo non ha saputo andare oltre il colonialismo.