Le parole, si sa, possono essere pietre. Anche quando si applicano al mondo del risparmio. «Prendiamo, ad esempio, il concetto di consulenza indipendente, a prima vista semplice, quasi intuitivo. Eppure, attorno quella definizione si è scatenata, al momento della nascita dell’albo unico, una guerra senza quartiere tra i vecchi indipendenti, rinominati consulenti autonomi e i promotori finanziari, ribattezzati consulenti autorizzati all’offerta fuori sede». Basta questo per capire che l’indipendenza è un concetto tanto importante quanto impegnativo, anzi direi scomodo; perché evoca la madre di tutti i problemi: il conflitto di interessi «che emerge con tanta più evidenza quando il professionista estrae valore per sé badando principalmente al suo tornaconto senza che il cliente se ne accorga».  C’è un modo per evitarlo?

«È necessario che il guadagno del consulente non dipenda in alcun modo dalla retrocessione delle commissioni. Il professionista deve trarre in suo guadagno da una parcella o con una percentuale sul patrimonio gestito, senza trarre vantaggio dalle varie operazioni: la consulenza indipendente elimina il conflitto di interesse alla radice».

Può cominciare così il dialogo sul mondo del risparmio investito da tante novità (Mifid 2, ma non solo) con il professor Mario Noera, docente in Bocconi di Finanza ed Economia degli intermediari, già allievo di Franco Modigliani e James Tobin presso il Mit, prima di assumere posizioni nel mondo bancario e dell’asset management, sia come vicepresidente di Unicredit Private Banking che in Sanpaolo Asset Management (oggi Eurizon Capital) oltre ad aver ricoperto posizioni analoghe in Euromobiliare, Banca Mediolanum e nel gruppo Deutsche Bank. Già presidente dell’Aiaf (associazione italiana degli analisti finanziari), si è concentrato sul tema della formazione dei consulenti, prima di rientrare nel mondo bancario come membro del comitato esecutivo di Bper. Un curriculum di tutto rispetto per uno che non rinuncia all’occhio critico dello studioso alle prese con un settore, il risparmio, strategico nell’economia di un Paese (Italia in testa vista la propensione al risparmio privato) ma condizionato dall’egemonia del modello banco-centrico. «E per sua natura – nota Noera - la banca è condannata all’opacità ed al conflitto di interesse nel rapporto con il cliente risparmiatore perché, quando si tratta di scegliere, il dipendente della banca non può che privilegiare il prodotto più conveniente per l’azienda invece di quello meno caro».  Un fenomeno tanto più evidente quando ci si allontana dalla fascia alta del mercato.

Ma attenzione:

«non è un problema di performance, il metro di valutazione più comune se non l’unico. Semmai conta la qualità del servizio, la componente su cui un buon consulente può fare la differenza e dimostrare di meritare le commissioni pagate dal sottoscrittore».

Un tema caldo perché, grande novità, la direttiva comunitaria Mifid 2 impone che i costi per il cliente vengano dettagliati in ogni componente sia in percentuale che in valore assoluto in un rendiconto analitico. «La novità è diventata operativa solo nella scorsa estate. Io mi aspetto un forte impatto sul mercato nel giro di un anno o due anche perché il sistema consente comparazioni finora difficili, un po’come è accaduto per le polizze. Ma soprattutto l’utente potrà valutare il rapporto tra quanto paga ed il servizio che riceve».

Immagine di cover articolo: © Jason SchmidtHans-Peter Feldmann, above, with the installation of 100,000 one-dollar bills dressing the walls of the Guggenheim.