Se lo chiedeste a un passante qualunque vi direbbe che è la terra del rugby, di Tolkien e dei suoi nanetti e giganti de “Il Signore degli anelli”, forse qualcuno arriverebbe a ricordarsi che è anche la nazione della “haka”, la danza di guerra maori resa famosa dagli All Blacks, appunto. A tutte queste immagini se ne aggiunge una ulteriore: la Nuova Zelanda diventa l’ultimo rifugio in caso di apocalisse. Così, almeno la vedrebbero i milionari americani della Silicon Valley, che si stanno comprando pezzi di paradiso “down-under” per sfuggire al temuto Armageddon. Ad esempio, uno fra loro, Reid Hoffman, co-fondatore di Linkedin, ha rivelato in un'intervista che più del 50% degli imprenditori hi-tech californiani ha investito in qualche modo nella cosiddetta “assicurazione da apocalisse”, inclusa la costruzione di “panic room” e bunker sotterranei. Parlando al New Yorker, Hoffman ha anche aggiunto che l'espressione «ho acquistato una proprietà immobiliare in Nuova Zelanda» è diventato una sorta di codice di riconoscimento tra i danarosi iniziati al survivalismo. Questo fenomeno, iniziato qualche anno fa, è venuto in superficie recentemente con il caso Thiel.

Il miliardario americano Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e vivace sostenitore del presidente Donald Trump, ha comprato varie proprietà down-under, tra cui 193 ettari di terreno sul lago Wanaka (area usata per le riprese del Signore degli Anelli) per 13,5 milioni di dollari. L'acquisto di questa vasta tenuta nell'Isola del Sud, a un'ora di macchina da Queenstown, è stato possibile perché Thiel è diventato cittadino neozelandese. La cosa ha sorpreso molti visto che il miliardario americano non è stato in Nuova Zelanda per più di 12 giorni nella sua vita e non ha espresso l'intenzione di viverci stabilmente. Una volta venuta alla luce, grazie al lavoro del giornalista investigativo neozelandese Matt Nippert, la cittadinanza conferita a Thiel ha suscitato grandi polemiche a Wellington: per i comuni mortali è possibile ottenerla solo dopo aver vissuto stabilmente nel Paese per cinque anni. Anche se l'ottenimento da parte di Thiel è legale (il titolo può essere conferito in via eccezionale) in un Paese egalitario come la Nuova Zelanda l'opinione pubblica non ha reagito favorevolmente a un caso chiaramente motivato dalla ricchezza del candidato (secondo Forbes, Thiel ha un patrimonio dal valore di 2,7 miliardi di dollari).

Polemiche a parte, che cosa temono Thiel e compagni (si fa per dire), e cosa vedono in particolare nella Nuova Zelanda? Un buon numero di milionari della Silicon Valley temerebbe una rivolta contro i loro business che, in quanto basati sull'intelligenza artificiale, eliminano posti di lavoro tradizionali, generando malcontento. Altro motivo di preoccupazione sarebbero gli attacchi cibernetici, come quelli di recente sferrati dalla Russia, che potrebbero creare caos negli Stati Uniti. Infine, resta sempre l'incognita di un nuovo, devastante, conflitto mondiale scatenato da una delle numerose crisi geo-politiche in atto.

Ma perché proprio la Nuova Zelanda, in caso di crisi? Jack Matthews, presidente americano di MediaWorks NZ, prova a spiegare la psiche dei milionari Usa: «Se il mondo andasse in crisi, la Nuova Zelanda è uno dei pochi, forse l'unico, Paese del cosiddetto primo mondo a essere da una parte sufficientemente isolato e dall'altra completamente autosufficiente, in termini di energia, acqua e risorse alimentari. La vita deteriorerebbe, ma non sarebbe compromessa». A pensarlo è lo stesso Thiel, che, incidentalmente, è anche un appassionato della saga fantasy di Tolkien. Nella sua domanda di cittadinanza ha scritto, in modo sibillino: «Nessun altro Paese si allinea alla mia visione del futuro più della Nuova Zelanda». Al netto dell’opinione che si può avere circa il survivalismo, o le bizzarrie di miliardari paranoici (ne abbiamo viste di peggio), c’è da rilevare un elemento, ossia che la Nuova Zelanda spesso fuori dalle mappe dell’economia e dell’analisi geopolitica contemporanea esiste al di là di Tolkien e ha molto da offrire sia in termini economici che di modello esistenziale.