Non crede nell’oroscopo ma è in grado di predire il futuro. Meglio, di anticiparlo, forte di una visione del mondo chiara, lungimirante, curiosa e per certi versi, visionaria.

Era il 1995 quando ha deciso di iniziare ad inviare una mail tutte le mattine agli amici con scritto “Buongiorno”. Gli amici erano 10, tutti quelli che al tempo avevano una casella di posta elettronica al lavoro. L’anno prima, il 1994, è l’anno in cui nasce il World Wide Web Consortium, l’Internet come lo conosciamo oggi, ma anche della realizzazione di Netscape, il primo browser web veramente diffuso, quello in cui Jeff Bezos fonda Amazon e una coppia di studenti di Stanford mettono a punto un sistema di catalogazione delle pagine Internet. Lo chiameranno Yahoo.

Nel 1994 erano circa 100 mila gli italiani che potevano connettersi ad Internet, principalmente dal lavoro. Oggi le caselle mail in Italia, superano il numero degli abitanti, quelle attive sono 71 milioni.

Mauro, parliamo di 23 anni fa… puoi farci una fotografia “tecnologica” di com’era il mondo allora?

In quegli anni la mail era sostanzialmente fruibile solo da alcuni tipi di addetti ai lavori, ovvero chi era all’Università, o i militari o poche grandi aziende. I computer c’erano, ma non dialogavano tra loro. Poi è nato Internet, i computer hanno iniziato progressivamente a collegarsi e pian piano il web è diventato commercialmente disponibile. Nel momento in cui intuivi il senso di questa trasformazione, capivi che nulla sarebbe più stato come prima.

Come nasce l’idea di Buongiorno?

Avevo un desiderio pazzesco di utilizzare questa nuova tecnologia perché gli amici impegnati nel mondo universitario me ne parlavano. Con lo stesso gruppo di amici abbiamo iniziato a pensare a come queste tecnologie potevano cambiare il modo di fare politica. Di giorno lavoravo in Andersen Consulting (poi Accenture), di sera mi occupavo di politica collaborando con la Città Invisibile di Bologna, una associazione che voleva promuovere la creazione di luoghi virtuali di discussione su temi di interesse sociale e politico. L’obiettivo per tutti noi era quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla rilevanza delle nuove tecnologie dell'informazione. Questa collaborazione mi ha esposto all’utilizzo della mail, del web e delle mailing list.

Che hai iniziato ad usare per sviluppare le tue idee…

Esatto. Ad un certo punto ho iniziato a fare una lista di cose che, con questi strumenti, potevo fare in autonomia. Consideriamo che allora non esisteva l’e-commerce, che i website erano di proprietà di organizzazioni, non delle persone. Una delle idee di business era proprio quella di consentire anche ai privati cittadini di utilizzare questa tecnologia. E così è nata Buongiorno. Era la cosa più semplice da fare autonomamente, senza strutture. All’inizio un saluto, (il Buongiorno), poi una newsletter che mandavo con Eudora, uno dei primi programmi di posta elettronica resi pubblici gratuitamente, a una decina di colleghi di Andersen. Sempre la sera, inviavo la “battuta del giorno” che trovavano la mattina nell’email.

Da una decina di mail è nata una azienda con una presenza internazionale di 24 uffici, business in 57 paesi e 5 continenti, connessioni con più di 120 operatori telefonici e accesso ad oltre 2 miliardi di clienti…...

Ho intuito molto presto che Buongiorno poteva essere un business. Ho iniziato a strutturare sempre di più il servizio inserendo inizialmente nella mail qualche riga di auto-pubblicità, dove chiedevo sostanzialmente agli amici di condividere la mail ed invitare altre persone ad unirsi al gruppo. Poi ho provato ad inserire qualche messaggio pubblicitario vero e proprio. In 4 anni gli utenti sono diventati qualche decina di migliaia, che all’epoca erano moltissimi. E’ arrivata la bolla internet, la corsa agli investimenti nella new economy e quindi la possibilità di ottenere finanziamenti anche per un progetto come questo.

A dire di molti sei stato decisamente bravo nel convincere manager e imprenditori a seguirti. Una bella scommessa, per te e per loro, in un momento in cui l’idea imprenditoriale era ancora all’origine

Nel 1999 ho costruito un business plan e l’ho presentato a 3 colleghi di Andersen. Per alcuni di loro lasciare quello che avevano è stato un investimento importante in termini personali. Inizialmente mi hanno dato una mano gli amici, come Andrea Casalini, oggi CEO di Eataly Net, che fino al 2014 è stato AD di Buongiorno. E poi Matteo Montan, che nel ‘99 ha vinto il premio “cronista dell’anno” e nel 2000 ha smesso di fare il giornalista ed è venuto in Buongiorno. Poi ho avuto il sostegno di imprenditori come Barilla e Maramotti. In realtà l’investimento in termini economici era cosa da poco. Credo mi abbiano seguito perché, a quel tempo, salire a bordo di un progetto che riguardava internet destava principalmente curiosità.

Anche tu ad un certo punto hai dovuto fare una scelta…

Per me la scelta di lasciare Andersen è stata semplice. Mi sono reso conto molto velocemente che se prendevo una giornata di ferie da Andersen per andare a vendere una giornata di pubblicità di Buongiorno, guadagnavo nella stessa giornata lo stipendio di un anno in Andersen. Avevo sicuramente un atteggiamento mentale orientato a vedere più le opportunità dei rischi. E continuavo a ripetermi “se non va, al limite torno indietro…..”. 

Oggi lo rifaresti quel pensiero?

Oggi tornare indietro sarebbe molto più difficile.

C’è chi sostiene che il successo viene dall’essere diversi. Cosa ne pensa Mauro del Rio?

Penso che ci sono tanti successi diversi, ognuno ha il suo e se lo costruisce.

Lasciamo per un attimo Buongiorno… Peter Thiel, considerato una delle persone al mondo più influenti sul web, sostiene che i grandi momenti, i passaggi o i cambiamenti epocali, nel mondo della tecnologia e sul web, si verificano una volta sola. Cosa ne pensi? 

Sostanzialmente la rivoluzione tecnologica e digitale è stata una svolta per l’umanità analoga alla rivoluzione industriale, e difficilmente si ripeterà negli stessi termini e modi. Tuttavia penso che il ritmo con cui queste svolte avvengono sia in aumento. E sono convinto che dietro l’angolo ci sia qualcosa della stessa dimensione pronto a stupirci.

A cosa stai pensando…?

Intelligenza artificiale, machine learning. Questo sarà un cambiamento epocale come non ce ne sono mai stati nella storia dell’umanità, con implicazioni e conseguenze molto più importanti di quelle di una rivoluzione industriale o agricola o di internet. Nel giro di un breve lasso di tempo i computer avranno una intelligenza artificiale paragonabile a quella umana. Ma gli esperti dicono che sarà per poco, perché il passaggio successivo vedrà l’intelligenza artificiale superare quella umana. E questa a sua volta rincorrerà quella artificiale in una sequenza assolutamente non prevedibile. Un processo che avverrà nei prossimi 50 massimo 100 anni, un tempo brevissimo….

Di recente ho letto un romanzo, una storia di fantasia sia chiaro, la cui trama è incentrata nella risposta a due domande che sono però tanto reali quanto attuali, che riguardano il genere umano. Da dove veniamo? Dove andiamo? Quello descritto nel libro è il futuro di una nuova specie che assorbirà il genere umano, e questa nuova specie non è altro che la tecnologia. E avverrà una sorta di fusione tra tecnologia e biologia, e i dispositivi che oggi esistono al di fuori del nostro corpo, come smartphone, apparecchi acustici, occhiali da vista, moltissimi farmaci, verranno inseriti nel corpo stesso e faranno parte di noi.

Mi sono chiesta se sia davvero fantascientifica questa visione…

Questa non è fantascienza, è l’ipotesi più ottimistica cui possiamo pensare, la migliore che possiamo augurarci. Ovvero che la razza umana diventi, super-umana, si fonda con la tecnologia e ponga la tecnologia stessa al suo servizio. Ma non è l’unica ipotesi. C’è un rischio esistenziale per l’umanità, cui accennavo prima. Il rischio è quello che se c’è una razza che si evolve fino a diventare intelligente come te …poco dopo ti supera e lo diventa molto di più…. E quindi da chi o da cosa verrà effettivamente superato il genere umano se a sua volta non sarà in grado di evolvere?

Ok, torniamo sulla terra perché non sono ancora pronta a scrivere un libro di fantascienza …

(Mauro del Rio sorride, con una leggerezza ed una serenità uniche, perché ha la certezza che non stiamo parlando di fantascienza. Ndr)

Quali sono i fattori reali, oggettivi, contingenti che inevitabilmente porteranno ad una evoluzione o almeno a cambiamenti importanti? E quanto inciderà in questo passaggio lo sviluppo tecnologico?

Adesso il tema più importante è quello del livello di concentrazione delle cose che è implicato dallo sviluppo tecnologico. Attualmente al mondo ci sono 5, 6 massimo 10 società nord-americane o cinesi che hanno nelle loro mani una concentrazione enorme di potere, come non c’è mai stato. Apple ha in banca 230 miliardi di dollari di cui non sa cosa fare. In pochi controllano gli strumenti ed i canali attraverso i quali le persone ricevono le informazioni. E’ chiaro che c’è un problema di controllo democratico colossale. Due categorie in particolare sfuggono oggi ad un processo di controllo di questo tipo: le società finanziarie e le società tecnologiche. Da un lato abbiamo ad esempio Bill Gates, Mark Zuckerberg o la Apple di Steve Jobs, comunque imprenditori privati e nessuno di noi ha il potere di influenzare le loro scelte. Aprono Fondazioni benefiche, sostengono progetti sociali… ma siamo sicuri siano davvero dei benefattori dell’umanità? Nel passato i problemi di controllo democratico son stati risolti con la nazionalizzazione o lo smembramento delle aziende che detenevano il controllo in un dato settore (pensiamo al mondo delle telecomunicazioni). Ora non è concepibile…. E se ci interessa la democrazia, dovrà succedere qualcosa di importante.

Mi stai dicendo che sarà un problema di concentrazione della ricchezza a far evolvere il genere umano in una data direzione…?

Il mondo non è mai stato ricco come adesso e le tecnologie attuali, in continua evoluzione, lo rendono più ricco e quindi c’è un tema contingente di redistribuzione della ricchezza. Il lavoro non è più un meccanismo sufficiente per redistribuirla.

Potremmo pensare di espropriare per pubblica utilità i beni a Mark Zuckerbeg, Billa Gates, la Apple

( una battuta ovviamente, ndr)

Ecco, questa è la prima soluzione. La seconda è convincerli a darci il reddito di cittadinanza. (sorride…. ndr).

Chissà perché ma non sono convinta che Zuckerberg ci darà i suoi soldi….

In un modo o nell’altro una redistribuzione sarà necessaria. Dal punto di vista economico dobbiamo iniziare a pensare a modi diversi di lavorare e concepire la nostra vita. Da quello filosofico se l’umanità diventa progressivamente più ricca avrà meno bisogno di lavorare. Ma saremo anche più felici? Più giusti? La nostra realizzazione è nelle nostre mani……

Mauro, dovevamo parlare di digitale e ci siamo trovati a parlare dell’evoluzione del genere umano. E io che pensavo che il tema più futuribile da affrontare riguardasse criptovalute, bitcoin e blockchain….

Questo è un argomento che sto studiando…ritengono sia la prossima grande rivoluzione tecnologica, il prossimo web. Non sono un esperto, ma persone che stimo molto me ne parlano in continuazione. Al momento ci sono aspetti non ancora definiti, per certi versi un po’ pericolosi, ma se il sistema impara a saperli governare prima che il processo sfugga di mano, queste novità potrebbero rappresentare una potentissima fase evolutiva. Per il momento io mi limito a studiare ed osservare…

Torniamo sui nostri passi, ovvero Mauro Del Rio: il mio digitale. Senza dover scendere in particolari tecnici, riusciamo a dare un significato concreto, il tuo significato, alle parole innovazione, tecnologia e digitale. Parole che hanno segnato e continueranno a segnare un cambio di passo nello sviluppo del mondo in cui viviamo?

Oggi in un certo senso sono sinonimi. La gran parte dell’innovazione, in questo momento storico, è guidata dalle tecnologie digitali. Per me innovare significa semplicemente avere la capacità di prendere delle cose che stanno nel futuro e portarle nel presente.

Tecnologie che stanno rivoluzionando ambiti tradizionali come banche, assicurazioni, il food, la medicina. Quali sono i settori in cui l‘impatto sarà maggiore e come cambierà l’economia di questi settori?

Dopo i media, “ribaltati” per primi, In Italia, o meglio, in occidente, a breve il maggiore impatto lo sta già subendo la parte distributiva, i settori tradizionalmente basati sui negozi fisici. È già successo o sta succedendo per la distribuzione dei servizi: agenzie di viaggio, servizi bancari, agenzie immobiliari. Adesso succede per i negozi di oggetti. Fino ad ora Amazon ha “chiuso” librerie, negozi di dischi e di elettronica. Adesso è il turno di supermarket e negozi di vestiti. 
Settori a maggiore intensità umana, come la ricerca o la consulenza personalizzata di vario di tipo -dal commercialista al personal trainer - saranno impattati un po’ più là, con tecnologie legate all’intelligenza artificiale. Ma il passo della innovazione è in costante accelerazione, per cui sostanzialmente questo sarà un passaggio al quale non  sfuggirà niente e nessuno.  

In un contesto digital non si può non parlare di b-ventures, l’acceleratore di start up nato nel 2013 con l’obiettivo di favorire la crescita di nuove imprese tecnologiche.

B-ventures, è stato il nostro modo di rimanere legati al mondo della nuova imprenditoria con l’idea di mantenere il DNA delle start up tecnologiche dentro il mondo di Buongiorno.it. Il nostro approccio inziale è stato generalista ed inclusivo, dato che le start up sono la linfa vitale di questo settore. Progressivamente siamo andati nella direzione di una maggiore specializzazione e concentrazione. In sostanza siamo diventati più selettivi scegliendo di procedere con investimenti più importanti su un minor numero di società più mature e più vicine, come idee, al core business di Docomo.

In che direzione si stanno muovendo gli investimenti in start up?

In generale non vedo un trend di miglioramento nella numerosità o nella qualità degli investimenti. La quantità di denaro investito in start up tecnologiche in Italia non è in crescita, il valore assoluto degli investimenti è molto basso. Se paragonati agli US incommensurabile, ma basta guardare in Europa per capire che siamo il fanalino di coda. In Italia vengono investiti un ventesimo dei soldi che la Francia investe in imprese emergenti e in termini di euro investiti siamo anche dopo la Spagna. E stiamo parlando di due paesi che hanno economie simili alla nostra. 

Però in quanto a creatività siamo considerati unici al mondo… e non parlo solo di tecnologia, ma di moda, arte, cibo…

Infatti, questi sono ambiti fondamentali, che ci differenziano e ci vengono riconosciuti e invidiati. Se credo da una parte sia difficile riprendere il treno in corsa della creazione di nuove piattaforme tecnologiche, penso anche ci sia molto potenziale nell’utilizzare queste piattaforme per accrescere e globalizzare le nostre eccellenze.

Che ruolo ha avuto relativamente alla tua esperienza, in questi anni, il fattore umano?

In generale la mia storia lavorativa, sia in Accenture che in Buongiorno ed ora in Docomo, si è sempre basata su un elemento determinante: l’importanza del gruppo, del team. Una cosa che mi è sempre piaciuto fare, e credo di riuscirci anche bene, è quella di saper individuare e coinvolgere persone in gamba ed inserirle in un contesto lavorativo di reciproca soddisfazione. La parola d’ordine in questo senso è empowerment, che per me significa avere consapevolezza del fatto che io non posso fare tutto da solo e quindi è d’obbligo coinvolgere team capaci, giovani, dando loro libertà d’azione. Questo mi ha permesso di dedicarmi ad altre idee, come costituire una società che si occupa di organizzare festival musical, gestire due locali a Milano, fondare con mia moglie Lucia la BDC-Bonanni Del Rio Catalog, una iniziativa di produzione e valorizzazione di attività artistiche.

L’11 aprile 2017 hai lasciato Buongiorno, la tua creatura, acquisita e delistata circa 4 anni fa dalla Giapponese NTT Docomo, per dedicarti interamente alla carica di Presidente di DOCOMO Digital Limited, holding attraverso cui DOCOMO controlla le acquisizioni fatte in Europa.  In particolare, ti occuperai del mercato del mobile payment e del mobile commerce.

Con questa confluenza in Docomo Digital si è completata per me l’avventura di Buongiorno, ma allo stesso tempo mi elettrizza la sfida che mi pongo con questo nuovo incarico. Il mobile payment sta assistendo ad uno sviluppo senza precedenti e la società, forte dell’esperienza giapponese in questo campo, intende portare sulla propria piattaforma di pagamenti oltre 5 miliardi di persone entro il 2020.

La tua è una storia di successo, fatta di impegno, passione, competenza, energia, know how. Bastano oggi queste caratteristiche per fare impresa e impresa di successo?

Ci sono un po’ di onde e l’onda delle tecnologie digitali se non si è esaurita non è comunque in fase crescente. Nessuno in Europa si metterebbe oggi a fare concorrenza a Facebook. Queste competenze ci sono già, sono pervasive e sono ovunque. E sono competenze che mentre 10 o 15 anni fa riguardavano le imprese emergenti, ora interessano le imprese tradizionali. Oggi il modo di fare impresa non è costituire la start up e quotarla in borsa, ma utilizzare le competenze tecnologiche e digitali per aiutare le aziende tradizionali ad affrontare passaggi importanti o resistere ai momenti di grande trasformazione.

E poi ci sono le onde nuove…

Assolutamente si, quelle crescenti, delle intelligenze artificiali, della robotica. Le onde dove oggi vale la pena investire perché assicureranno ritorni importanti. E dove, secondo me andranno a finire anche i 230miliardi di Apple…(e sorride ancora…ndr)

E cosa serve principalmente, oltre ad adeguate risorse economiche, per poterle cavalcare?

Non dimentichiamo che stiamo parlando di ambiti in cui servono competenze estremamente specialistiche, molto più di quanto bastava vent’anni fa. Per essere un esperto di intelligenza artificiale servono conoscenze profonde che solo percorsi altamente specialistici possono offrire. E si tratta di percorsi di studio offerti al momento quasi esclusivamente da Università straniere.

Chiudiamo parlando di Mauro Del Rio oggi e domani. Senti di aver raggiunto i tuoi obiettivi professionali o ci riserverai ancora qualche sorpresa?

Progressivamente ho raggiunto l’obiettivo di avere tanta libertà e di non vivere una vera separazione tra realizzazione personale e professionale. Da quando ho venduto Buongiorno faccio più cose di prima e ce ne sono ancora tante che intendo fare a cui sto pensando. L’importante per me è non stare mai fermo.

Un po’ come navigare in un mare infinito….

Il mare è quello, le potenzialità del genere umano sono ampie. Abbiamo un motore potente, ma dobbiamo essere in grado di saperlo governare.

(arriva un beep sul telefonino, lo prende, mi guarda, sorride e mi dice: “dato che sto studiando l’argomento, ho investito 100 euro in bitcoin, per fare un test….il sistema mi sta dicendo che sto perdendo, al momento su 100 me ne restano 71,30…”. Ma continua a sorridere. E a pensare al futuro….ndr)