Scegliere una start-up italiana su cui scommettere è una sfida al pensiero, nonché una scommessa ardua e vagamente presuntuosa. Il panorama italiano, per quanto passi tristemente e ingiustamente sempre in sordina rispetto a ecosistemi più blasonati, esterofili e fascinosi, come California, Germania, Francia e UK, è infatti sicuramente promettente. Arriverei oggi a definirlo carico di idee ed entusiasmo. Così, prendo a prestito queste pagine per parlare di una start-up che, affondando modello di business ed energie nel patrimonio culturale del nostro paese, è riuscita a creare e proporre quello che loro stessi definiscono “il Booking dei musei, delle attività e delle esperienze culturali”.  Questa è Musement, fondata da Paolo Giulini, Claudio Bellinzona, Alessandro Petazzi e Fabio Zecchini. La promessa è semplice, come sono le idee, quelle buone: quante volte vi sarà capitato di perdere ore nel cercare di prenotare biglietti per musei, tour guidati e attività per la vostra prossima vacanza? Siti diversi, poco accessibili, informazioni frammentate e probabilmente non tradotte nella propria lingua, rendono l’esperienza del viaggiatore come minimo macchinosa e tediante. Musement, nata come un’applicazione per “saltare le code nei musei”, risolve questo problema aggregando e rendendo prenotabili oltre diecimila attività e prodotti distribuiti in 450 destinazioni di 55 Paesi differenti, in 7 lingue. Sempre connessi, attraverso ogni dispositivo mobile e suo sistema operativo in commercio oggi.

Ma questo non può bastare: aggregare non è più l’unica via per il successo e per offrire un servizio ai propri utenti. I contenuti così, sono accuratamente selezionati e curati da quello che è un team di persone a metà tra editing e tecnologia. Come a dire, anche nell’epoca della grande crisi di identità dell’editoria, che la via è sempre la stessa: qualità del contenuto e del suo abito. Ad arricchire la proposta vi sono poi altri tratti distintivi: la “multi-canalità” dell’offerta innanzitutto; sempre arricchita dai numerosi accordi con tour operator e guide locali. Il tutto frullato con un’intelligente tecnologia di “scraping*” che, attraverso sofisticati bot, riesce ad integrare anche partner che non hanno accordi commerciali diretti con Musement. 

Il modello di business è quello tipico di aggregatori come AirBnB o Booking: commissioni per i servizi venduti tramite la piattaforma. Ma anche qui limitarsi è sbagliato: ecco perché dal B2C i fondatori mirano a servizi B2B2C, dedicati alle agenzie viaggi, reception di alberghi e ad altri operatori del settore che possono rivendere i pacchetti presenti sul portale web o, addirittura, utilizzare direttamente il motore di prenotazione della piattaforma per vendere biglietti e tour. 

La start-up è passata dai quattro founders nel 2013, a circa un centinaio di dipendenti (provenienti da oltre 16 nazioni differenti, tratto stupefacente e meraviglioso dell’economia digitale) nel 2017.  La crescita verticale è stata ovviamente supportata round di investimenti (sono stati tre), per un totale di 16.5 milioni di dollari. Sono numeri che incoraggiano i sogni di chi l’ha creata, a supporto di quella visione così ambiziosa: diventare in pochi anni il “perfect companion” per ogni viaggiatore del mondo, in un mercato globale, aggressivo e ricchissimo, da 37 miliardi di dollari l’anno (fonte PhoCusWright). Come sempre quando si pensa a una metafora della nostra contemporaneità viene in aiuto quella dell’economista Jeremy Rifkin, il digitale è un po’come una soglia, una lente che aggrega fasci invisibili di informazioni, li tiene uniti inspiegabilmente, ce li propone tutti insieme prima di esploderli ai nostri occhi nell’infinità delle loro possibilità.

*Il “web scraping” (definito anche “web harvesting” o “web data extraction”) è una tecnica informatica di estrazione automatica di dati da un sito web mediante programmi software. Musement, www.musement.com. Vivi ogni città come fosse la tua.