Il nostro primo testimone è Davide Dileo, in arte Boosta. Sicuramente uno degli artisti più eclettici del panorama italiano. Fondatore dei Subsonica, scrittore, personaggio televisivo, pilota di aerei e padre di due stupende figlie.

Davide, sei il nostro primo Testimone del tempo. Chi è per te un eroe?

«L’eroismo è tintura madre di consapevolezza. Nessuno nasce eroe per natura. Il nostro cervello è programmato per combattere o fuggire e, comunque, per preservare la vita. O, in un’accezione più edulcorata, quantomeno il benessere.  Quindi mi piace pensare che gli eroi siano le persone che, nonostante la pulsione primordiale a muoversi, scappare o combattere, rimangono salde senza perdere il controllo della strada, la propria strada. Non serve essere famosi, famigerati o altro.  Il mondo è pieno di eroi comuni».

Quando dico diversità, cosa vuol dire per te?

«Molto semplice. La diversità è vita».

Tu hai partecipato a diverse iniziative di carattere sociale. È il tuo modo di fare politica?

«La parola solidarietà andrebbe integrata, se non sostituita, con quella di empatia. Solo proiettandosi su una visione più larga una società civile può evolvere. Se mai facessi politica attiva mi piacerebbe a occuparmi, sorpresa sorpresa!, solo di quello che conosco. Il comparto cultura è così ampio e fondamentale che andrebbe, più che valorizzato, ridisegnato. Cosi, con fatica sicuramente, la società avrebbe la possibilità di diventare – anche - responsabile. 

Se tu fossi il nuovo Presidente del Consiglio italiano, la prima cosa che faresti.

«Una cosa rivoluzionaria: mi piacerebbe circondarmi di persone più capaci e competenti di me. Da uomini migliori di me».

 

Una delle Cinque domande attorno a cui è ruotato il 31° Salone Internazionale del Libro è stata: «Cosa cerchi nell’arte, libertà o rivoluzione?».

«Il senso ad ogni giorno che passo sulla terra». 

Che rapporto c’è, oggi, tra l’essere se stessi, il conoscere se stessi e il diventare se stessi?

«È un balletto complicato in cui i passi e il tempo della musica cambia in continuazione.  Serve capacità , concentrazione , previsione del movimento, fluidità e un pizzico di follia.  È impossibile (quasi  vivere lo stesso presente per tutte e tre l’entità senza calpestarsi i piedi».

Come è cambiato Davide e come è cambiato Boosta?

«Non lo so, onestamente. A volte mi sento all’inizio di un percorso come uomo e musicista. Altre volte mi siedo un po’ disperato perché mi sembra di non avere altro da dire, a me stesso e agli altri. So che questa tensione è l’essenza stessa della vita, ma non sempre riesco a scendere a patti. Spero di crescere, anche se non so esattamente quale sia il significato del verbo».

Come scandisci la tua giornata tipo?

«È estremamente compartimentata e lunga. Giornate di tour escluse - quelle non conoscono routine - mi alzo facendo il papà molto presto, verso le sei e mezza. Famiglia e scuola, poi vado in studio, che sia Subsonica o il mio, fare musica è il mio privilegio, la mia passione e il mio lavoro. Tutta la giornata in mezzo alla musica, ma verso sera amo tornare a casa ben prima di cena per godermi la famiglia. Quando poi tutti dormono tengo due o tre ore per me. Per leggere, guardare, giocare... Quel che mi va».

Sei stato un volto importante per un famoso talent show della tv. Secondo te, i talent hanno abbassato le aspettative culturali in ambito musicale?

«No. La musica di consumo è sempre esistita.  Quello che ha fatto il danno è stato saltare un passaggio fondamentale. Una parte di ragazzi fa musica per diventare popolari. Ma la musica è una esigenza. Se riesco ad esprimermi, allora ho già successo e la popolarità potrebbe essere una conseguenza, anche non necessaria, di questo processo. Ma la crasi in questo momento è drammaticamente sbagliata. Nonostante questo, la musica live sta conoscendo di nuovo un momento bellissimo e vivo, perché l’essere umano, in tutte le sue espressioni,  non può prescindere dal suono. Anche quello del silenzio».

Tu sei anche un pilota d’aerei. Cos’è per te il volo?

«Il volo è lo spazio neutro in cui ogni cosa è sospesa. L’aereo, certo. Ma anche tutti i pensieri altri, perché nell’atto di pilotare ed essere in aria c’è solo quello.

Musicista, pilota ma anche scrittore di successo. Ricordi il primo libro che ti ha colpito, e che in qualche modo ti ha introdotto all’amore per la scrittura?

«Certo! Il primo libro che ho amato è stato Il maestro e Margherita di Bulgakov, ma il desiderio di giocare con la scrittura mi è venuto leggendo Acqua dal Sole, la raccolta di racconti che aprì la strada al minimalismo di Bret Easton Ellis. Il linguaggio preciso. Le immagini, la crudezza naturalista».

L’ultimo libro che ti ha fatto crescere?

«Farei un torto a molti libri che ho amato. Ma se posso permettermi, la collana di Codice edizioni legata alla saggistica è stata fondamentale in questi anni».

Tu sei padre di due stupende bambine. Che padre sei o vorresti essere?

«Un padre che riesca a far vedere più che insegnare, parlare più che ordinare, sorridere più che urlare, amare più che confortare indiscriminatamente e, mi auguro, un padre fortunato. Perché non tutto dipende da noi».

Per concludere. Un aggettivo che potrebbe essere la chiave per questo millennio.

«Empatia».