Una delle pressioni maggiori che vivono i galleristi è la necessità di partecipare alle grandi fiere internazionali, diventate non solo luogo di maggiori scambi ma anche il metro per giudicare la qualità di una galleria. Secondo i dati di Claire McAndrew, autrice del report The Art Market 2019 (Art Basel & UBS, 2019), il 46% delle vendite complessive realizzate dai dealer internazionali, pari a 35,9 miliardi di dollari, è avvenuto in fiera, per un totale di circa 16,5 miliardi di dollari. La quota di vendite realizzate dai dealer presso le fiere d’arte risulta in progressiva crescita, se si considera che nel 2010 era pari a meno del 30%, mentre decresce la percentuale di vendite realizzate in galleria, pari a circa il 48% del totale nel 2018. Oltre alle vendite concluse in fiera bisogna tenere conto di quelle avviate durante e concretizzate dopo di essa, insieme alle relazioni intrecciate con collezionisti e curatori, che possono contribuire alla valorizzazione degli artisti nei principali circuiti espositivi e museali.

Data l’elevata competizione che caratterizza il settore, si punta sempre più a trasformare queste manifestazioni in occasioni non solo commerciali ma anche culturali, con talk, mostre, eventi in città, stand curati e sezioni dedicate alla riscoperta di autori sottovalutati come Art Feature ad Art Basel o Back to the Future ad Artissima. Il ruolo delle fiere d’arte nella valorizzazione e promozione degli artisti è universalmente riconosciuto, soprattutto con riferimento all’arte del dopoguerra e alle espressioni artistiche dei giorni nostri. E gli effetti generati dalla sezione Back to the Future di Artissima ne sono la riprova. Dal 2010 al 2018, questa sezione della fiera ha presentato stand monografici dedicati a 212 artisti attivi dagli anni Sessanta agli anni Novanta non sempre conosciuti al grande pubblico, ma di grande rilevanza culturale. L’obiettivo di Back to the Future, giunta nel 2019 alla sua decima edizione, è infatti mettere in luce l’importanza di artisti che hanno avuto un ruolo chiave nello sviluppo dei linguaggi formali odierni, riconoscendone la carriera non sempre opportunamente valorizzata. I risultati di una ricerca sul ranking di questi 212 artisti, condotta attraverso l’analisi dei dati disponibili sulle piattaforme Artprice e ArtFacts, spingono ad affermare che tale obiettivo sia stato in buona parte raggiunto. Nel dettaglio, l’analisi è stata condotta per 124 artisti con i dati provenienti da Artprice e per 83 artisti, i cui dati non erano presenti nei database di Artprice, è stata utilizzata la piattaforma Artfacts. Per i restanti 5 artisti non sono stati rilevati dati né su Artprice né su ArtFacts. Artprice valuta il ranking di un artista sulla base del fatturato annuale delle vendite all’asta, mentre ArtFacts si basa sul percorso espositivo valutando le mostre a cui l’artista partecipa senza quindi considerare le performance di mercato. Nonostante l’eterogeneità delle informazioni, entrambe le piattaforme sono in grado di restituire una fotografia dell’interesse del sistema dell’arte nei confronti degli artisti.

Un interesse che si conferma in crescita per la maggior parte degli artisti che hanno preso parte a Back to the Future. Sono ben 147 (pari al 69,3% del totale), infatti, gli artisti che in generale hanno registrato una crescita in termini di fatturato o di partecipazione a mostre subito dopo Back to the Future e/o in anni successivi, nonostante sia da segnalare che una minima parte di questi ha registrato una successiva decrescita (14 artisti, pari al 6,6% del totale). Dei restanti artisti, 60 (pari al 28,3% del totale) hanno registrato un andamento molto variabile in termini di fatturato o partecipazione a mostre, mentre restano esclusi i 5 artisti (pari al 2,4%) di cui non risultavano informazioni disponibili su Artprice e ArtFacts.

Le variabili che contribuiscono a definire il valore di un artista e che effettivamente influenzano la “rinascita” di alcuni percorsi artistici sono molte. Le acquisizioni dei collezionisti privati più influenti, le scelte espositive dei musei e dei curatori delle più importanti manifestazioni internazionali, la reputazione e l’influenza della galleria, le strategie delle case d’asta, la serietà dell’archivio che si occupa dell’artista, sono tutti fattori essenziali per determinare i valori della produzione di un artista in una logica complessa dove il valore culturale deve trovare una conferma nel sistema dell’arte. Se fino a qualche decennio fa i protagonisti della promozione del valore di un artista erano il gallerista e il critico, oggi il sistema si è ampliato e hanno acquisito un peso determinante i musei, i collezionisti privati con le loro fondazioni, le case d’asta e i media in grado di esercitare un condizionamento sul gusto del pubblico e sulle quotazioni degli artisti.

Tra gli artisti presenti alle scorse edizioni di Back to the Future, esistono diversi esempi che dimostrano l’impatto di queste variabili per il lancio o la riscoperta di alcuni percorsi artistici. Carmen Herrera, per esempio, è stata fortemente rivalutata sul mercato internazionale grazie ad una mostra personale tenutasi al Whitney Museum of American Art di New York nel 2016. L’artista, nata nel 1915 a Cuba e tutt’ora vivente, ha preso parte a Back to the Future nel 2010 e nel 2011 è rientrata nella classifica degli artisti stilata annualmente da Artprice, aggiudicandosi la posizione 3.724, dopo essere comparsa solo nel 2006 alla posizione 10.671. È stato il 2016, tuttavia, l’anno di svolta per il suo mercato: a seguito della personale al Whitney, infatti, la posizione nella classifica di Artprice ha continuato a salire, arrivando alla posizione 579 nel 2018. Parallelamente, è cresciuto anche il totale del suo fatturato d’asta, passato da 6.617 euro nel 2014 a quasi 2 milioni di euro nel 2018, e sono aumentati i casi di sue partecipazioni a mostre e fiere internazionali. Maria Lai (1919-2013), invece, è uno dei casi più attuali che dimostrano l’influenza sul mercato di eventi periodici quali le Biennali o Documenta. L’artista di origini sarde ha preso parte a Back to the Future nel 2010, anno in cui non erano presenti sue opere sul mercato secondario e in cui la sua carriera espositiva era limitata ad eventi di portata locale.

Tuttavia, dopo aver preso parte nel 2017 sia a Documenta 14 (Kassel e Atene), sia alla 57esima Biennale di Venezia, Maria Lai è stata rilanciata nei circuiti del mercato dell’arte internazionale con effetti estremamente positivi. Ne è una dimostrazione il fatto che la sua opera Lenzuolo (1989), presentata nell’asta Thinking Italian di Christie’s London lo scorso 4 ottobre 2018, con una stima di £20.000 – £30.000, è stata aggiudicata per £150.000 (buyer’s premium incluso), un prezzo pari ad oltre sette volte il valore minimo di stima.

Anche le stesse case d’asta possono rivelarsi un ottimo strumento per il lancio internazionale di alcuni artisti noti solo a livello nazionale. È il caso di Giosetta Fioroni, presente a Back to the Future nel 2011, quando il suo passato espositivo includeva già alcuni eventi importanti (tra cui una personale al Museo d’Arte di Nuoro nel 2002 e la XIV Quadriennale di Roma nel 2005) ma il suo mercato secondario non era ancora strutturato. La sua partecipazione all’asta The Italian Sale tenutasi da Christie’s nell’ottobre 2016 ha favorito il suo ingresso nel mercato internazionale, garantendo nuova visibilità all’artista ancora vivente, ultima esponente e unica rappresentante donna della scuola di Piazza del Popolo. All’accelerazione del mercato di Gianfranco Baruchello, infine, può aver contribuito il gallerista Massimo De Carlo, che ha presentato un suo “solo show” alla Independent Art Fair di New York nel 2014 oltre a mostre personali nelle diverse sedi della galleria. Nonostante l’importante carriera espositiva dell’artista, infatti, è stato solo nel 2014 che il suo nome è entrato a pieno titolo nelle aste internazionali, con un fatturato totale passato dai circa 155 mila euro del 2014 agli oltre 450 mila euro del 2018.

Le variabili del mercato dell’arte, tuttavia, possono contribuire anche alla decrescita del mercato e del numero di esposizioni di un artista. Basti pensare al caso di Eduarda Emilia Maino (1930-2004), in arte Dadamaino, che ha partecipato a Back to the Future nel 2010. Dopo aver conosciuto una forte crescita tra il 2011 e il 2014, infatti, le vendite di sue opere all’asta hanno continuato a decrescere passando da oltre 2,2 milioni di euro nel 2014 a 660.500 euro nel 2018. Tale calo è attribuibile agli scandali sulla contraffazione e commercializzazione in Italia e all'estero di oltre 400 sue opere false, per un giro d’affari stimato in circa 20 milioni di euro, che vede coinvolto anche l’Archivio Dadamaino. L'indagine è partita nell'ottobre 2014 su denuncia di un esperto d'arte, insospettito dall’eccessiva presenza sul mercato di una serie di opere realizzate dall’artista tra il 1958 e il 1960, e si è chiusa a maggio 2017. Dadamaino rientra infatti nella categoria degli artisti di Back to the Future che hanno registrato un andamento molto variabile in termini di fatturato o partecipazione a mostre dopo la fiera.

Questi sono soltanto alcuni degli esempi che dimostrano come i principali elementi ed attori del sistema dell’arte siano spesso alla base della scoperta o riscoperta di alcuni percorsi artistici. Questo vale in particolar modo per diversi casi di autori poco valorizzati o conosciuti solo a livello locale ma di grande rilevanza per lo sviluppo dei linguaggi artistici contemporanei, riscoperti e valorizzati anche grazie a Back to the Future.